IL CAPODOGLIO

Se c’è una cosa che non si ricorda più MAURIZIO (58) è cosa ci si prova a dormire stesi su un letto. Non perché non lo facesse, ma perché gli risultava particolarmente difficile. Sin da quando aveva memoria, sua figlia, MARINA (30), lo trovava la mattina spesso e volentieri in piedi poggiato sullo stipite della porta della cucina a respirare profondamente. Ormai sono più di 35 anni che Maurizio lavora come pompiere e se c’è una cosa che non lo sorprende più, è la distruzione. Terremoti, uragani, tempeste, incidenti, attentati, tentativi di suicidio e via dicendo.

Se c’è qualcosa che questo lavoro ti permette di ottenere per superare tanta sofferenza e morte, è la riconoscenza. Capitava, nei momenti meno opportuni solitamente, che qualcuno lo fermasse per dirgli “Se non fosse stato per lei, sarei morto. Grazie.” E lui, freddamente “Dovere”. Nonostante la risposta potesse generare un silenzio raggelante, Maurizio, dentro di sé, provava un senso di pace e di serenità viscerale. Semplicemente non era suo solito mostrarla, ecco.

Il folto baffo gli permetteva di acquisire un’impressione al quanto austera. Non era molto alto a differenza dei suoi colleghi, ma la forza nelle sue braccia era la prova di 35 anni di lavoro. Per lui non erano stati 35 anni di fatiche, ma di allenamento. Il colon irritabile, ereditato dalla madre, gli aveva regalato uno stomaco gonfio e tondeggiante. Una piccola cicatrice sul collo, nonostante rimarginata da anni, gli dava ancora bruciore e prurito ogni tanto. Un po’ come il dolore fantasma per chi ha perso un arto. E lui di arti persi ne aveva visti.

Tra le stranezze di questo piccolo, ma robusto, uomo (oltre addormentarsi in piedi), c’era il vizio del fumo. Un vizio che gli veniva solo e soltanto qualora piovesse. Se non fosse piovuto per mesi, non avrebbe tenuto per mano neanche un pacchetto vuoto. Quando diluviava, poteva passare ore ed ore a fumare, una sigaretta dopo l’altra, sotto il porticato di casa. Vizio che non era per niente condiviso da Luna, la sua grassoccia amica a quattro zampe, unica compagna rimasta da qualche anno. Il divorzio con la sua ex moglie, NADIA (56), non fu una sorpresa per nessuno, tanto meno per la figlia, tanto meno per la coppia. Nessun rancore, ma tanta amarezza. In particolar modo per la decisione di lasciare Luna al marito. Forse il distacco più forte che segnò la vita di Maurizio, fu quello con il padre: NONNO GIANNI. Un vecchio pescatore siciliano che perse la sua casa in giovane età a causa di un incendio doloso. Forse a Maurizio gli è più facile ricordarsi l’ultima volta che ha dormito steso piuttosto che l’ultima volta che è andato a trovare suo padre al cimitero di Letojanni, un piccolo paesino costiero tra Messina e Siracusa.

Se Maurizio non indossava la divisa, passava il suo tempo a portare Luna al parco in cui si fermava a chiacchierare con il suo confidente e stralunato amico MICHELE (52). Veterinario, non sposato ma occupato da diversi anni con la sua compagna. Un uomo cinico, misantropo, logorroico, lamentoso, e imprevedibilmente infantile. Tra le poche persone che Michele sopporta, c’è Maurizio, per il quale nutre una profonda stima, ma soprattutto fiducia. Anche perché se non fosse stato per Maurizio, Michele non avrebbe mai conosciuto la sua compagna, KATIA (36). Maurizio gli salvò il gatto rimasto ferito dopo un allagamento e gli consigliò di portarlo da Michele, e nella clinica nacque l’amore più imprevedibile.

Nel peggiore dei casi, invece, Marina lo contatta per chiedergli di prendere un caffè assieme, perché “Se tanto non lo faccio io, poi non ci vediamo più”. E se c’è una cosa che il colon irritabile di Maurizio non sopporta, è il caffè. Motivo in più per berlo. Si, perché Maurizio aveva questo insensata abitudine di impersonare qualsiasi cosa. Anche il suo colon. Non funzionava il telecomando della tv? “Ma allora sei stronzo”. Sbatteva il piede sulla gamba di una sedia? “Me vuoi ammazza’ allora”. Gli faceva male il colon? “E falla finita!”. Se durante l’infanzia Marina si vantava del lavoro del padre con i suoi altrettanto piccoli compagnetti di scuola, crescendo ha cominciato a dubitare che fosse “il lavoro più bello del mondo”. Per lo meno questo era quello che gli diceva la madre quando ancora era innamorata di suo marito. Ma il problema lo sapeva anche lei che in fondo, la distanza tra lei e il padre, non dipendeva dal suo lavoro. Tanto meno dal rapporto diverso che aveva con ciascuno dei genitori. Suo padre è sempre stata un’incognita. Forse anche per sé stesso.

Quello che Maurizio non si aspettava, è che un giorno piuttosto che sentirsi dire “Se non fosse stato per lei, sarei morto. Grazie.” Sarebbe stato “E’ colpa tua”. E se le prime portavano pace e serenità, le secondo sarebbero stato l’inizio di un profondo tormento.

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Umido. Lo sento dalle ginocchia. E’ umido. Probabilmente pioverà pure. Ho già preparato il pacchetto di sigarette. Luna dorme sul divano. Le ho preso il puffo, ma preferisce il divano. Probabilmente sente l’odore di Marina. Mi sono dimenticato di chiamarla. Mi richiamerà lei. Tanto è come la madre, è sempre la prima a prendere iniziative. Devo dire che qualche giorno di riposo mi ci voleva.