Gilles Lucas

La storia di Judith Salomé è dispersa in frammenti, come se fosse vista attraverso le cornici a rete metallica che gli artisti usano per dividere il loro campo visivo in piccole finestre. Non è una narrazione strutturata ed efficace, punteggiata da colpi di scena inaspettati. La trama che fa da cornice al nostro lavoro è estremamente semplice. Non dubito che, sotto una penna abile ed esperta, si sarebbe prestata agli sviluppi più interessanti e persino più drammatici; ma non ho molta dimestichezza con l'arte della suspense. In questa storia, quindi, non dobbiamo cercare né trame calcolate con lungimiranza, né situazioni organizzate con arte, né complicazioni di eventi, in una parola, nulla di ciò che si usa comunemente per eccitare, sostenere e sospendere l'interesse. La disposizione degli eventi, la loro successione nel tempo, non è certo arbitraria nella nostra storia; essa fa progredire l'azione, vorremmo sottolineare. Ma si potrebbe anche dire che questi stessi eventi sono di per sé poco importanti, e che ci interessano solo nella misura in cui portano la nostra eroina a incontrare altri personaggi e a stringere relazioni con loro. È soprattutto la complessità dei rapporti tra i vari protagonisti, e talvolta la loro crudeltà, a rendere quest'opera interessante, al di là di ogni semplice trama. Il mio primo obiettivo era quello di raccontare la vita di una giovane ambiziosa che, fino al suo pentimento finale, lotta senza sosta per esercitare la sua arte nella Francia del XVII secolo, selvaggia e raffinata al tempo stesso. Scritto in prima persona, il racconto assomiglia a una biografia romanzata che segue, come una semplice cronaca, il rigoroso ordine degli eventi cronologici (il Grand Carrousel del re, la costruzione del castello di Versailles, la persecuzione dei protestanti). Se la storia di Giuditta obbedisce al principio collaudato della memorialistica apocrifa, è perché l'ampiezza del progetto, pur mantenendo la soggettività della nostra eroina da un punto di vista romanzesco, permette una riflessione generale sul mondo che attraversa. In effetti, alcuni temi attraversano il racconto. Allo stesso tempo, la quasi totale assenza di effetti drammatici dovrebbe eliminare ogni vano aspetto decorativo, la piaga che, ai nostri occhi, contamina tanti film storici (soprattutto quelli con grandi budget). Di conseguenza, tutto ciò che è contenuto nella sceneggiatura deve suonare vero, e a questo proposito pensiamo in particolare ai dialoghi, che in alcuni momenti (la firma dei contratti di apprendistato e di matrimonio) hanno un'impronta volutamente documentaristica. Lo stile del dialogo, scandito dalla voce fuori campo, è quello della bella lingua del XVII secolo: semplice, chiara, piena. Non ha paura di ciò che dice, né si sottrae a ciò che scrive. Parla senza febbre, ma con forza e ferocia, di ambizione e successo, vanità e successo, amore e dolore, malattia e morte. ...



Nato nel 1966

Quimper France

Medio
Lingue

Sceneggiature


JUDITH SALOME

1 LA VOCAZIONE Ma chi è questa Giuditta Salomé? La sua storia inizia a Parigi, nel quartiere di Pont Notre Dame, il 15 maggio 1643, data del suo battesimo. Era figlia di un pittore di ritratti e di nature morte di nome Jacques. Fin da piccola mostrò spiccate predisposizioni artistiche. Il padre, associato alla confraternita di Saint Germain des Prés, dove erano presenti molti artisti dei vecchi Paesi Bassi, le insegnò alcuni rudimenti, e poi, forse, il pittore di nature morte e mercante d'arte Pieter van Meyel, che Marie Granier, la madre di Judith, sposò per la seconda volta. 2. L'OPERA Judith fu un'artista prolifica fin dalla più tenera età, il cui lavoro, forse grazie all'attività del suocero, fu apprezzato, dato che sappiamo che Carlo I d'Inghilterra acquistò cinque delle sue opere. La maggior parte dei dipinti da lei firmati risale al periodo 1662-1675, che sembra essere stato il più produttivo, anche se la sua attività continuò almeno fino al 1685. Nel 1665 aprì il suo studio ad altre donne che volevano studiare pittura. Si tratta di un fatto del tutto eccezionale per l'epoca. Si dice che molti uomini si recassero nel suo studio per ammirare con i loro occhi la leggendaria bellezza di Giuditta. Questa attività sostenuta e di successo la portò a essere nominata pittrice del re nel 1673, posizione che le garantì un certo benessere economico. 3 DESTINO Nel 1678, Giuditta sposò il mercante d'arte protestante Philippe Talmière de Sancy, dal quale ebbe due figli. Ma si prospettano giorni bui per i seguaci della "cosiddetta religione riformata", come era conosciuta all'epoca. Nel 1685, Luigi XIV revocò l'Editto di Nantes, non lasciando loro altra scelta che convertirsi o andare in esilio. Nel 1686, il marito di Louise fu imprigionato e uno dei suoi figli fu costretto ad abiurare, mentre gli altri due fuggirono a Londra. Giuditta Salomé, che aveva raggiunto l'età di 42 anni dopo la morte del marito, incontrò gravi difficoltà finanziarie. Dovette convertirsi al cattolicesimo per sfuggire alle persecuzioni dei protestanti e per evitare la confisca dei beni rimasti.

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